venerdì 29 novembre 2013

Oggi abbiamo accompagnato Costanzo nel suo ultimo viaggio terreno, che il dolore e il vuoto lasciatoci sia dentro di noi, nostro compito, suoi Compagni, difendere la sua Memoria e continuare la Lotta con gli strumenti che ci ha lasciato!

Costanzo va, vola, riposa, muore anche il mare !




Costanzo Preve:se ne va uno spirito dissonante


Alessandro Volpe

«Oggi la peccaminosità è compiuta e forse ci sono le precondizioni sociali perché una nuova forma di coscienza possa nascere. Io non la vedrò sicuramente, ma è molto possibile che le persone che hanno oggi venti o trent’anni non soltanto la vedano, ma ne siano anche protagonisti!» (Costanzo Preve, 1943-2013)
La notte del 23 novembre ci ha lasciato, con nostro immenso dolore, il filosofo Costanzo Preve. Quando si spengono uomini che hanno speso la loro intera esistenza nel campo del pensiero, è sempre difficile affrontarne la perdita. Da un lato si è consapevoli di non poterne più apprezzare la vicinanza, di non poter più contare sul loro occhio critico verso l’immediato presente o – come nel mio caso – di non poter più avere l’occasione di conoscerlo di persona. Quest’ultimo è un rammarico che porterò con me a lungo, se non per tutta la vita. C’è però dall’altra parte la solida certezza di poterlo incontrare nella lettura di ciò ci ha lasciato, come se fosse lì presente, nelle migliaia di pagine segnate dalla sua instancabile macchina da scrivere. Perché se in fondo la vita è un lasciar tracce, il prof. Preve l’ha ben spesa.
Questo paradosso si somma a un altro: il suo fisico non era forte quanto il suo pensiero, e la sua morte è stata per questo prematura. Molti hanno avuto in passato differenti esperienze, prospettive, rapporti con il pensiero di Preve, e non c’è dubbio che l’intera impalcatura della sua opera si presti a numerosi tagli di lettura, spesso contrapposti; d’altronde è inevitabile di fronte ad un lascito intellettuale così sterminato. Ma vorrei qui invitare tutti coloro che hanno già lavorato sui suoi testi, coloro dai quali ne hanno saputo trarre molteplici spunti e intuizioni, a non perdere l’occasione – da oggi necessaria – di guardare all’opera di Preve come un “intero”, senza indebitamente frantumarlo in schegge, per ambiguità volute o meno, letture parziali o committenze di sorta. Così facendo commetteremmo un grave torto ai suoi danni. Naturalmente ciò significa riconoscerne anche le contraddizioni, i punti più deboli e i tasselli più traballanti, e magari dichiarare apertamente un disaccordo con alcune posizioni da lui sostenute. Altro rischio da evitare è un esercizio riduzionistico, di cui è già stato preda in diverse occasioni, per il quale si debbano avere letture esclusivamente politiche o esclusivamente filosofiche del suo pensiero. È da qui che, a mio parere, sono nate o potrebbero nascere anche in futuro le polemiche più stravaganti, i giudizi più acrobatici e, in generale, le più inaccettabili incomprensioni.
E’ pure vero che, come Preve era solito affermare, siamo tutti costretti a un riorientamento gestaltico, ossia a un attività di riorientamento dello sguardo, che ci porti da una tranquillizzante e inerziale posizione di prospettiva a un doloroso e lento cambio di tendenza ermeneutica. Questo vero e propriotorcicollo interpretativo è stato operato da Preve in tutti i suoi campi d’indagine, spesso infrangendo le barriere del politicamente corretto e della pigrizia intellettuale: dalla figura di Marx alla storia delmarxismo, dalla grecità alla storia della filosofia tout court, dal capitalismo all’attualità politica.
Marx inattuale Costanzo Preve:se ne va uno spirito dissonanteL’effetto è quello “straniamento”, quella completa dissonanza, al primo impatto irritante e pungente, rispetto alle categorie normalmente accettate. Tale è stata la sensazione di chi scrive quando vide per la prima volta la copertina del un suo Marx inattuale (Bollati Boringhieri, 2004)Per chi aveva sempre visto in Marx una voce infallibile, la categoria di “inattualità” legata a parte del suo pensiero rappresentavail massimo grado dell’eresia. Ma se si è dotati di porzioni minime di curiosità e spirito dialettico, come frequentemente Preve invitava a fare, il muro delle rassicuranti trincee ideologiche può essere di colpo abbattuto. È questo l’insegnamento socratico da cui occorre partire, e che Preve ha magistralmente voluto far proprio in tutta la sua professione di filosofo.
Ciò che resta del Preve uomo e intellettuale è l’enorme conoscenza scientifica dei problemi, la fulminea chiarezza, la straordinaria disponibilità, la prosa coinvolgente e mai vanamente accademica. Tutte doti che lo tenevano ben lontano dalla superbia tipica di certi eruditi o dalla ricerca di sterili sofismi. Ne ho avuto prova limpida in una piacevole ma breve telefonata avuta recentemente, in cui gli parlavo delle mie scelte universitarie, e chiedendogli cosa fosse giusto prendere in considerazione, lui rispose: «non importa dove tu vada, importa quanta libertà avrai nel fare filosofia». È di questo, a mio avviso, che si deve sostanziare un pensatore: nella sua capacità formativa. Che può celarsi dietro una frase come anche, nel caso diPreve, dietro  un’intera vicenda intellettuale.
Filosoficamente, ritengo – senza voler qui entrare nel dettaglio– che i maggiori contributi che Costanzo Preve ci ha lasciato in eredità sono essenzialmente cinque, oltre ad una sconfinata serie di spunti da sviluppare in futuro:
1) una integrale riesamina del pensiero di Karl Marx (da separare integralmente dal marxismo), con un bilancio compiuto e critico della storia del comunismo storico-novecentesco;
2) una fenomenologia dello spirito del capitalismo, come studio filosofico del processo dialettico diassolutizzazione del capitale;
3) il metodo della deduzione sociale delle categorie, che coniuga in maniera geniale la filosofia della storia di Hegel e la teoria dei modi di produzione di Marx;
4) la proposta rinnovata di un’ontologia dell’essere sociale, come fondazione filosofica della prassi umana;
5) la teorizzazione di un comunismo comunitario, maggiormente sensibile allo spazio della libera individualità come rivendicazione universalistica, come da progetto marxiano.
Tutto ciò gli è stato fin ad ora riconosciuto? No, se non in parte. Il più delle volte ha invece dovuto subire un ubiquitario e palese oscuramento delle posizioni assunte, vuoi da parte dei suoi ex-compagni, vuoi dai meccanismi accademici e mediatici, vuoi anche – per sua stessa ammissione – da una scarsa ambizione costitutiva del suo carattere.
Nonostante questa solitudine, mai rassegnata, ma sempre estremamente aperta agli stimoli del dialogo,Preve ha dimostrato nei suoi quarant’anni di attività filosofica una strenua passione durevole, un’interminabile lotta contro ogni disincantamento, contro ogni compromissoria scesa a patti col proprio presente. Del resto, «la scelta di una filosofia – come puntualizzava splendidamente Fichte – dipende da quel che si è come uomo». Con questa sua piena convergenza tra il suo essere uomo e il suo essere filosofo, Preve ha dato un raro esempio di vita. Un esempio difficile da trovare nelle storie di molti intellettuali della sua generazione, trapassati da forme messianiche di comunismo al conformismo neoliberale. Un “esito depressivo” al quale fermamente Preve non ha mai accettato di aderire. Ma, come era solito scrivere nelle note finali di molti dei suoi testi, il suo lavoro era per lo più dedicato e rivolto interamente ai giovani studiosi, che intendono percorrere un cammino verso un nuova linea d’orizzonte.
La filosofia italiana perde con la sua scomparsa una voce critica, un vero educatore, di immensa statura intellettuale. Tutti coloro che l’hanno letto e seguito con passione ed entusiasmo perdono un grande e fecondo maestro, da cui non ci stancheremo di trarre insegnamento. Preve era solito dire che un tempo“si moriva sazi di anni”: mi auguro che sia valso anche per lui, e che abbia vissuto fino all’ultimo respiro un profondo senso di serenità nella consapevolezza dei tanti che gli hanno voluto bene e che gli saranno sempre vicini, nel continuare a rendere vivo nella lotta e nella dedizione filosofica. Per continuare a tenere fermo lo sguardo verso una “filosofia dell’emancipazione”, come recita il capitolo finale del suo ultimo monumentale volume Una nuova storia alternativa della filosofia (Petite Plaisance, 2013).
Grazie compagno Costanzo, ci mancherai.

http://www.correttainformazione.it/cultura/costanzo-preve-spirito-dissonante/

Con immenso dolore dobbiamo comunicarvi che Costanzo Preve ci ha lasciato il 23 novembre 2013. Spetta a noi il compito di portare avanti la sua passione durevole facendo fruttificare i semi che nei suoi settant'anni di vita ci ha donato. Questo blog nasce in concomitanza con la sua morte per raccogliere tutto ciò che ha prodotto e tutto quello che lo ha riguardato, lo riguarda e lo riguarderà, per onorarne la memoria. Che il tempo possa essere galantuomo nei confronti del pensiero del grande filosofo, che ricordiamo con questa sua citazione...
Oggi la peccaminosità è compiuta e forse ci sono le precondizioni sociali perché una nuova forma di coscienza possa nascere. Io non la vedrò sicuramente, ma è molto possibile che le persone che hanno oggi venti o trent'anni non soltanto la vedano, ma ne siano anche protagonisti!

Costanzo Preve

GRAZIE DI TUTTO COSTANZO 

Cesare Allara

E’ da due giorni che mi sto sforzando di ricordare quando Costanzo Preve ed io abbiamo cominciato a frequentarci regolarmente. Conoscevo Costanzo fin dagli anni Settanta, ma solo di vista, perché all’epoca militavamo in due gruppi diversi: lui in Lotta Continua, io in Avanguardia Operaia. Mi sembra che i nostri contatti divennero gradualmente più intensi verso la fine degli anni Novanta sul tema dell’imperialismo, quando io mi occupavo di bambini iracheni malati e lui fu una delle pochissime personalità che si schierarono apertamente contro l’aggressione alla Jugoslavia. Ricordo che, dopo un dibattito, mi disse che aiutare la popolazione irachena massacrata dall’embargo era una delle poche cose intelligenti per cui valeva la pena di spendersi in quel momento.

Forse non ci fu una circostanza specifica che ci indusse a vederci con assiduità. Contribuì senza dubbio la pubblicazione del suo libro “Il bombardamento etico: saggio sull’Interventismo Umanitario, sull’Embargo Terapeutico e sulla Menzogna Evidente”, a detta di molti la sua migliore opera fra le tante editate, oserei dire uno dei migliori saggi in assoluto usciti negli anni Novanta che ho riletto tre volte in periodi diversi. Ma contribuì soprattutto la consapevolezza che entrambi parlavamo con lingua dritta, al solo fine del reciproco arricchimento culturale.
Sì, perché Costanzo Preve è stata una di quelle rare persone che ha sempre esternato liberamente il suo pensiero, pur sapendo che ciò avrebbe avuto pesanti conseguenze. Le sue posizioni sempre estremamente scorrette politicamente gli sono valse l’isolamento mediatico, politico e l’accusa di fascismo, di rossobrunismo. L’ultimo suo libro su Marx pubblicato con un editore di “sinistra” (Bollati Boringhieri) ebbe una recensione su La Stampa talmente negativa, quasi offensiva, che anche chi di filosofia ne mastica poco capiva che il recensore era prevenuto nei confronti dell’autore.
Nell’ultimo anno di vita ci siamo visti poco: per via dei suoi acciacchi fisici i nostri incontri erano assai più rari, e limitati a poche decine di minuti. Non aveva più le forze per scrivere e discutere. Una delle ultime volte che sono andato a trovarlo, parlando del suo libro del 2008 “La quarta guerra mondiale” , anche in questo caso uno dei migliori saggi degli anni Duemila, mi ha espresso tutta la sua amarezza per la scarsa attenzione ricevuta, probabilmente perché pubblicato da “Edizioni all’insegna del Veltro”. Chi superando stupidi pregiudizi volesse leggerlo farebbe due ottime azioni: renderebbe felice Costanzo e contemporaneamente ne trarrebbe notevole beneficio culturale.
Grazie di tutto Costanzo.
Torino, 25 novembre 2013  

giovedì 28 novembre 2013

Pour Costanzo Preve

Denis Collin 

Né en 1943 dans la province d’Alessandria, Costanzo Preve s’est éteint le 23 novembre 2013 à Turin. C’est un philosophe presque inconnu en France. Un seul de ses livres a été traduit dans notre langue, Histoire Critique du Marxisme (éditions Armand Colin, collection, avec une préface de Denis Collin) Auteur prolixe, « élève de Marx », comme il aimait se présenter, il était à l’écart de toutes les orthodoxies et nous avait donné une analyse décapante du « communisme du XXe siècle ». Grâce à une bourse, il avait étudié à Paris en 1963, y avait suivi les cours d’Hyppolite sur Hegel, fréquenté les althussériens et s’était rapproché de Marx. Il avait également un intérêt soutenu pour les philosophies grecques et allemandes qui influeront profondément sur sa lecture de Marx. Une autre bourse lui permettra de se rendre à Athènes où il soutiendra une thèse en grec moderne sur les Lumières grecques. De retour en Italie, il devient professeur de philosophie au lycée où il enseignera pendant 35 ans. Adhérent au PCI de 1973 à 1975, il va militer ensuite avec divers groupes issus du PC, principalement Democrazia Proletaria. Il cesse l’activité militante quand Democrazia Proletaria se fond dans le PRC(Rifundazione Comunista) en 1991. Il aura souvent des mots très durs pour Bertinotti, le fondateur du PSIUP puis du PRC, dont les errances conduiront en effet ce parti à la désagrégation dans les années 2000.

Dans les années 90, son évolution théorique le conduit à abandonner toute référence aux « ismes » et notamment il refuse le « marxisme » et finira par mettre en cause la pertinence de la distinction droite/gauche. Ce qui lui vaudra quelques solides inimitiés, notamment lorsqu’il publiera un papier sur ce sujet dans la revue française Krisis, dirigée par Alain de Benoit… De ces attaques, Costanzo n’avait cure, lui qui regrettait l’incroyable sectarisme, notamment à gauche, qui marque la vie intellectuelle aujourd’hui. C’est d’ailleurs un fait remarquable, plus « la gauche » recule, s’accommode du capitalisme, et même le défend becs et ongles et plus elle devient hargneuse et incapable de dialoguer avec ses adversaires… Des gens qui ont couverts aussi bien les crimes de Staline que ceux de Pol Pot, des gens qui appartiennent au parti de Jules Moch (celui qui envoya l’armée contre les mineurs du Nord) ou de Guy Mollet (l’initiateur de la guerre à outrance en Algérie) voudraient considérer de Benoit comme l’incarnation même du diable ! La position atypique de Preve, son refus du tribalisme d’extrême-gauche expliquent sans doute pourquoi son travail a été occulté en France. En France où pourtant il a gardé quelques amis fidèles et non des moindres : le regretté George Labica ou encore André Tosel qui avait donné une postface à la première édition italienne de la Storia Critica del Marxismo.
Ce qui caractérise la pensée de Preve, c’est la confluence de trois courants. En premier lieu, Marx et ses meilleurs élèves, Lukàcs et l’école de Francfort. En second lieu, la philosophie idéaliste allemande, c’est-à-dire au premier chef Hegel et Fichte. Preve a montré comment toute une partie de la pensée de Marx s’éclairait à la lumière de Fichte. En troisième lieu, la philosophie grecque classique qui reste pour lui presque insurpassable. De là, il en vient à refuser de caractériser la pensée de Marx comme « matérialiste », ce sur quoi je pense qu’il a profondément raison. En tout cas, si on veut continuer à caractériser Marx comme « matérialisme », il faut transformer radicalement le sens de ce mot : Marx n’a rien à voir avec le matérialisme classique, celui notamment des Lumières, dont il prend congé dans les Thèses sur Feuerbach. Preve s’en tient plutôt à l’interprétation de Lukàcs, notamment dans l’Ontologie de l’être social, dont il soutient l’idée d’une genèse social-historique des catégories de la pensée. Preve refuse également de considérer Marx comme une sorte de « collectiviste » et s’il est un reproche qu’il fait à Marx, c’est au contraire d’avoir été trop « individualiste ».
On comprend bien pourquoi cette lecture de Marx conduit Preve à une critique radicale du « marxisme », une construction de la social-démocratie postérieure à Marx. Pour Preve, le marxisme est une idéologie à destination des classes subalternes qui permet leur intégration à la société capitaliste moderne, une société capitaliste qui n’est plus spécialement bourgeoise (voir les analyses développées en commun avec Gianfranco La Grassa dans les années 90) mais qui inclut un capitalisme d’État.
Enfin, de son héritage grec, Preve retient l’importance de la . Les hommes n’existent que dans des communautés déterminées, conformément aux enseignements d’Aristote. Pour Preve, le communisme est nécessairement un « communautarisme », une proposition qui évidemment choque les Français, mais indiqu certainement une ligne à suivre pour qui veut rouvrir une perspective émancipatrice. D’où le refus radical de la « mondialisation », de la standardisation des cultures, de la destruction de la culture humaniste classique à laquelle il est toujours resté attaché.
Si les marxistes et la gauche officielle ignorent Costanzo, il faut tout de même signaler qu’en Italie il a eu des élèves et des disciples qui lui sont fidèles. Parmi ceux-ci, il faut signaler Diego Fusaro, un jeune philosophe qui a déjà un nombre impressionnant de publications et dont j’espère pouvoir publier en France Minima Mercatalia, un livre où de déploient de manière originale les grandes intuitions de Preve.
 
Sur PREVE, j’ai publié :
Préface à l’édition française de l’Histoire critique du marxisme de Costanzo Preve
Marx inactuel I : les communismes
Marx inactuel II. Le communisme historique et les communismes de Marx
De PREVE, j’ai traduit :
Que signifie exactement avoir été un grand philosophe ?

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mercoledì 27 novembre 2013

Το ασίγαστο πάθος της αναζήτησης

Με αφορμή το θάνατο του φιλόσοφου Κοστάντσο Πρέβε*
του Κώστα Χαριτάκη
Ήταν δεκαετία του 1990, η δεκαετία της “έκλειψης του κομμουνισμού”, όταν ο Κοστάντσο Πρέβε αποφάσισε να αναμετρηθεί με τη “μελαγχολία της κατάρρευσης” ανοίγοντας τους ασκούς της αναζήτησης με μια ριζική φιλοσοφική και πολιτική επανεκτίμηση του μαρξισμού και του κομμουνιστικού κινήματος. Άκρως τολμηρό εγχείρημα, αν αναλογιστεί κανείς ότι κυρίαρχες στάσεις της εποχής ήταν η συμφιλίωση με τον επελαύνοντα καπιταλισμό και η υποταγή στο “τέλος της ιστορίας”, αλλά και τα απονενοημένα διαβήματα άμυνας με ακόμη πιο δογματικό κλείσιμο στις “γραφές” και πεισματώδη επιστροφή στις “παραδόσεις”.
Αν και μαρξιστής φιλόσοφος, δεν υπέκυψε στην ευκολία τού να φορτώσει τα δεινά του ιστορικού κομμουνισμού στην “κακή εφαρμογή του μαρξισμού από τους επιγόνους”, αλλά προσπάθησε να
εντοπίσει τις “γκρίζες ζώνες” μέσα στο ίδιο το σώμα του μαρξισμού που επέτρεψαν (ή εξέθρεψαν) τις συγκεκριμένες ιστορικές πραγματώσεις του, τις αντιφάσεις, τα προβλήματα και τα όρια της ίδιας της μαρξικής θεωρίας, η υπέρβαση των οποίων αποτελεί προϋπόθεση για τη σύγχρονη επανεκκίνηση της χειραφετικής περιπέτειας.
Στο κέντρο του προβλήματος ο Πρέβε τοποθετεί το κόκκινο νήμα που συνδέει το κομμουνιστικό πρόγραμμα του Μαρξ με τον μοντέρνο μηδενισμό. Εννοώντας τον κομμουνισμό ως μια κοινότητα βασισμένη στην αλήθεια και τον μηδενισμό ως το φιλοσοφικό χώρο μιας ταλάντευσης ανάμεσα στην αλήθεια χωρίς κοινότητα και στην κοινότητα χωρίς αλήθεια, θεωρεί ότι ο ιστορικός κομμουνισμός κατέληξε να είναι μια κοινότητα χωρίς αλήθεια, μια απατηλή κοινότητα, που μπορεί να αναπαράγεται μόνο αναπαράγοντας ψεύδη και αυταπάτες, προορισμένη αργά ή γρήγορα για μια θλιβερή διάλυση.
Οι ρίζες αυτής της εξέλιξης βρίσκονται κατά τον Πρέβε στην αποδοχή από τους μαρξιστές μιας θετικιστικής και εμπειρικιστικής έννοιας της επιστήμης, προερχόμενης από την αγγλο-γαλλική αστική παράδοση, και στην πεποίθησή τους ότι μπορούσαν να “εξευγενίσουν” τη διδασκαλία τους με τον τίτλο της “επιστήμης”. Μα, όπως επισημαίνει ο Πρέβε, “δεν υπάρχει μια δυνατότητα επιστημονικής πρόβλεψης της ανθρώπινης ικανότητας να εγκαθιδρύσει έναν κοινωνικό δεσμό εναλλακτικό προς τον καπιταλισμό. Αυτός ο εναλλακτικός και 'μελλοντικός' κοινωνικός δεσμός δεν μπορεί να αποδειχτεί επιστημονικά. Η απόδειξή του δεν μπορεί να κάνει τίποτα άλλο παρά να οδηγήσει σε μια ψευδο-επιστήμη”. Κι ακόμη: “Δεν μπορούμε πράγματι να αποδείξουμε επιστημονικά την ικανότητα της εργατικής τάξης να δημιουργήσει ένα νέο κομμουνιστικό δεσμό, και έτσι αυτή η ικανότητα προϋποτίθεται μεταφυσικά... Αυτό, όμως, είναι μόνο μια ψευδο-επιστήμη, δηλαδή μια οιωνεί θρησκεία”.
Το δίπολο ψευδο-επιστήμης και οιωνεί-θρησκείας βασίζεται σε τρεις προϋποθέσεις:
1. Η αντίθεση ανάμεσα στις παραγωγικές δυνάμεις και τις καπιταλιστικές κοινωνικές παραγωγικές σχέσεις ακολουθεί επιστημονικούς νόμους του τύπου των “φυσικών επιστημών”, προετοιμάζοντας αντικειμενικά τους όρους για μια κομμουνιστική λύση αυτής της αντίθεσης.
2. Η εργατική τάξη δεν είναι μόνο ένα υποκείμενο ικανό για αντίσταση ενάντια στην εκμετάλλευση, αλλά είναι ένα δια-τροπικό ιστορικό υποκείμενο, ο μηχανισμός της μετάβασης ανάμεσα σε τρόπους παραγωγής.
3. Το πολιτικό κόμμα κομμουνιστικού τύπου, εφοδιασμένο με μια σωστή πολιτική γραμμή και ωθούμενο από τη γεμάτη αυταπάρνηση δράση των οπαδών του, αντιπροσωπεύει μια νησίδα μιας κομμουνιστικής προαπεικόνισης μέσα στην καπιταλιστική κοινωνία.
Η πτώση αυτών των τριών προϋποθέσεων, η διάψευσή τους, αντιστοιχεί ακριβώς στο “Ο Θεός είναι νεκρός!” του Νίτσε, διακηρύσσει ο Πρέβε. Δεν μπορούμε πλέον να προσποιούμαστε ότι ο Θεός (του κομμουνισμού) εξακολουθεί να υπάρχει...
Μπορούμε να διερωτηθούμε εάν ο Μαρξ ήξερε να απαντήσει στο γεγονός του θανάτου του Θεού ή έμεινε πίσω από αυτό το γεγονός. Ο Πρέβε δεν διστάζει να απαντήσει: “Ο φιλοσοφικός ουμανισμός του νεαρού Μαρξ καθόλου δεν εγκαταλείπεται με τον καιρό (όπως υποστηρίζει ο Αλτουσέρ), απεναντίας με τον καιρό όλο και περισσότερο συγκεκριμενοποιείται και καθορίζεται ως ιστορικισμός και ως κοινωνιολογισμός. Ως ιστορικισμός γίνεται μια θεωρία της έλευσης του κομμουνισμού συνδεδεμένης με τη ροή προς τα εμπρός του 'προοδευτικού' ιστορικού χρόνου του κεφαλαίου και της ανάπτυξης των κοινωνικών παραγωγικών δυνάμεων. Ως κοινωνιολογισμός γίνεται μια θεωρία σύμφωνα με την οποία μια κοινωνική ομάδα είναι τιτλούχος και προνομιακός εμπειρικός φορέας του κομμουνισμού.” Πρόκειται για αυτό που ο Μπάουμαν ονόμασε “οικονομικοποίηση της ταξικής σύγκρουσης”, η οποία, μαζί με την οικονομικοποίηση της λεγόμενης “οικοδόμησης του σοσιαλισμού”, είναι η ειδική μορφή που παίρνει ο μοντέρνος μηδενισμός μέσα στο θεωρητικό μαρξικό παράδειγμα και το πρακτικό μαρξιστικό κίνημα.
Μέσα σε αυτό το θεωρητικό πλαίσιο, ο Πρέβε θεωρεί ότι “η 'αριστερά' είναι μια ιστορική αποτυχία του 20ού αιώνα που αξίζει να διερευνηθεί χωρίς προκαταλήψεις”. Η αριστερά ήταν μια οργανική συνιστώσα του εκσυγχρονισμού του παλιού αστικού φιλελεύθερου καπιταλισμού και του μετασχηματισμού του σε κοινωνία της μαζικής κατανάλωσης. Μάλιστα, η αριστερά είναι ο προνομιακός τόπος του μηδενισμού “ακριβώς επειδή γι' αυτήν ο χρόνος ταλαντεύεται ανάμεσα στην ακινησία της ανάμνησης και την επιτάχυνση της πρωτοπορίας. Συντηρητισμός και πρωτοπορία είναι ακριβώς οι δύο μηδενιστικές στήλες του πολιτιστικού κώδικα της αριστεράς”.
Πραγματική καθολικότητα και ελεύθερη ατομικότητα
Μετά το μηδενισμό, λοιπόν, τι; Ο Πρέβε δεν προτείνει μια “τελική λύση”, αλλά μονάχα τις πρώτες κινήσεις, όπως τα “ανοίγματα” στο σκάκι, μιας ανεξερεύνητης παρτίδας. “Οι δύο κινήσεις, που ακολουθούν αναγκαστικά το 'άνοιγμα' που πραγματοποιείται με την υπέρβαση του μηδενισμού, είναι, τώρα, κατά πρώτο, η επιβεβαίωση της κοινωνικής και πολιτικής φύσης ενός πραγματικού ουνιβερσαλισμού, μιας πραγματικής καθολικότητας, και κατά δεύτερο, η επιβεβαίωση της κοινωνικής και πολιτικής φύσης μιας κομμουνιστικής ελεύθερης ατομικότητας.” Επισημαίνει, όμως, ότι αυτά τα δύο δεν μπορούν να διαχωριστούν “από τη στιγμή που η μοναδική πραγματική καθολικότητα είναι η συγκεκριμένη ελεύθερη ατομικότητα”.
Ο Πρέβε υποστηρίζει ότι δεν έχει νόημα σήμερα η επαναπροβολή των δύο παραδοσιακών μορφών της κομμουνιστικής καθολικότητας, της Τάξης και του Κόμματος, οι οποίες εν πολλοίς έχουν ξεπεραστεί από την ίδια την εξέλιξη των καπιταλιστικών κοινωνικών σχέσεων. Η υπέρβασή τους, ωστόσο, δεν μπορεί να επιτελεστεί μέσω του ουμανισμού, μιας αφηρημένης καθολικότητας του Ανθρώπου. Όπως επισημαίνει, ο Άνθρωπος, ο Homo, είναι μια ταξική αφαίρεση, μια διαταξική μορφή που αποκρύπτει με ιδεολογικό τρόπο τα ταξικά περιεχόμενα και τις διαφορές. Αυτό μας οδηγεί στο πρόβλημα της μοντέρνας ατομικότητας. “Ο καπιταλισμός πράγματι από τη μια πλευρά 'ελευθερώνει' τον ενικό, τον μεμονωμένο άνθρωπο από τις υποχρεωτικές προκαπιταλιστικές εντάξεις, [...], ενώ από την άλλη καθιστά το ίδιο το άτομο 'αδιάφορο', δηλαδή αφηρημένο, ακριβώς για να μπορεί να γίνει ο φορέας μιας εναλλάξιμης εργατικής δύναμης. Ο σκοπός της απελευθέρωσης φαίνεται να είναι μόνο το αντίθετό της, η αδιαφορία. Με αυτόν τον τρόπο, στον Μαρξ δεν φαίνεται να υπάρχει κανένας χώρος για μια άσκηση της ελευθερίας και της ατομικότητας μέσα στον καπιταλιστικό τρόπο παραγωγής, στο εσωτερικό του οποίου δεν μπορεί να υπάρχει παρά ένα μοιραίο πεπρωμένο 'αλλοτρίωσης'”.
Η θεωρία της ατομικότητας στον ιστορικό μαρξισμό του 20ού αιώνα υπήρξε τουλάχιστον ανεπαρκής. “Το γεγονός της αναγωγής της 'δομής' της κοινωνίας στη σχέση ανάμεσα στην ανάπτυξη των παραγωγικών δυνάμεων και των κοινωνικών παραγωγικών σχέσεων εννοούμενων ως σχέσεων ανάμεσα σε βασικές τάξεις καταλήγει αναπόφευκτα να μην αφήνει κανένα πραγματικό χώρο για μια θεωρία της μοντέρνας ατομικότητας”. Ο Πρέβε επισημαίνει ότι η δομή ενός τρόπου παραγωγής είναι ένας σύνθετος κοινωνικός δεσμός και αυτό που υπάρχει σε αυτόν είναι κυρίως “η συγκεκριμένη ικανότητα της παραγωγής νέων κοινωνικών σχέσεων”.
Παραπέρα, ο μαρξισμός πρέπει να εγκαταλείψει ολοκληρωτικά την παραδοσιακή του θέση σε σχέση με τη ανθρώπινη φύση, που ορίζεται συνήθως ως το ιστορικό σύνολο των κοινωνικών παραγωγικών σχέσεων. Αν ίσχυε αυτό, υποστηρίζει ο Πρέβε, “κάθε υπέρβαση του καπιταλισμού θα ήταν αδύνατη, από τη στιγμή που ο καπιταλιστικός τρόπος παραγωγής δεν κοινωνικοποιεί καπιταλιστικά μόνο τις παραγωγικές δυνάμεις και τις παραγωγικές σχέσεις, αλλά και τις ατομικές προσωπικότητες. Στην πραγματικότητα, η ανθρώπινη φύση είναι κατά πρώτον μια ανθρωπολογική αρχή διαφοράς και αντίστασης σε σχέση με την απλή αναπαραγωγή των κοινωνικών παραγωγικών σχέσεων, και είναι γι' αυτό που είναι η ανθρώπινη φύση, και όχι η εργατική τάξη ή το πολιτικό κόμμα, ο κύριος ιστορικός συντελεστής της πιθανής μετάβασης πέραν του καπιταλιστικού τρόπου παραγωγής.” Η πρόκληση του μέλλοντος, συμπεραίνει ο Πρέβε, δεν είναι λοιπόν τόσο μια άμεση πρόκληση ανάμεσα σε τάξεις όσο μια πρόκληση για τα ιστορικά πεπρωμένα της μοντέρνας ατομικότητας.
Οι γραμμές αυτές δεν εξαντλούν προφανώς τον πλούτο, το εύρος και το βάθος, του έργου και της συμβολής του Πρέβε στη σύγχρονη κριτική θεωρία. Αναδεικνύουν ωστόσο έναν τύπο στοχασμού εξαιρετικά αναγκαίο στην εποχή μας, τόσο μακρινό από το συνήθη κομφορμισμό και την τυποποίηση της μαρξιστικής σκέψης, που διακρίνεται για την ασεβή τόλμη του να διανοίγει τα φράγματα των “ιερών και οσίων” και να ξεπερνά τα σύνορα των κυρίαρχων ακαδημαϊκών, επιστημονικών, ή πολιτικών οριοθετήσεων. Όπως συνήθιζε να λέει και ο ίδιος, το πρόβλημα με την κριτική είναι ότι συνήθως “μένει στα μισά του δρόμου”, καταλήγοντας έτσι είτε να επιστρέφει στην “ορθοδοξία” που κριτίκαρε, είτε να δημιουργεί σεχταριστικές “αιρέσεις” που αυτοεγκλωβίζονται στη διαφοροποίησή τους από τα ρεύματα από τα οποία προέρχονται. Η “παρτίδα σκάκι” που ξεκίνησε περιμένει τις επόμενες κινήσεις...
Όλα τα αποσπάσματα προέρχονται από το βιβλίο του Κοστάντσο Πρέβε “Το λυκόφως των κοινωνικών θεών – Μαρξισμός, μηδενισμός & επαναστατική προοπτική”, μετάφραση: Πάολα Καενάτσο, εκδόσεις Στάχυ, 1994

E’ morto Costanzo Preve, un intellettuale marxista originale 

ci ha lasciato

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 I compagni e le compagne del 3° documento del PRC

In questi giorni tristi e di profondo dolore per la scomparsa di Costanzo Preve, come compagne e compagni del 3° documento del PRC, ci stringiamo intorno al figlio Roberto e alla sua famiglia e desideriamo inviare un pensiero commosso per una voce isolata ma onesta per un intellettuale erudito e un pensatore originale.
La scomparsa di uno dei più importanti filosofi marxisti, di un uomo che preferiva il paradosso al luogo comune, crea un vuoto che in questi tempi difficili e grigi risulta difficile da colmare.
Con Costanzo se ne va un filosofo fuori dagli schemi, criticabile da alcuni ma che non è accusabile di essersi mai rassegnato a seguire la corrente o le mode del momento, un uomo coraggioso che non si è lasciato travolgere come la stragrande maggioranza dei suoi colleghi dalle svolte storiche di fine novecento, che tanta mediocrità e conformismo hanno generato, un “pensatore” scomodo per tutti, anche per la nostra comunità politica, imbarazzata e confusa negli ultimi anni di fronte alle sue ultime scelte e riflessioni, ma che ha sempre vissuto con fastidio la demonizzazione e l’emarginazione di intellettuali coraggiosi e dissenzienti come il papà del nostro compagno Roberto.
Un Uomo per cui nutriamo profondo rispetto e ammirazione per la sua levatura teorica, per la sua intelligenza acuta, per quel suo gusto della conoscenza mai fine a se stessa, per la sua affabilità e per il suo carattere anticonformista, rispetto dovuto sopratutto a chi come lui “non cercava il successo, ma la verità; non il riconoscimento, ma un mondo più giusto”.
Se ne è andato un marxista originale e eterodosso, un hegeliano convinto che credeva nella “dialettica” che amava pensare nonostante negli ultimi anni avesse rinunciato ad usare il marxismo come strumento utile a decifrare la realtà del capitale, a forme di vita in cui gli uomini fossero liberi e padroni di se stessi.
Un intellettuale con la schiena dritta un esempio di integrità morale e di coerenza.
Che la terra gli sia lieve,
un abbraccio a Roberto e alla sua famiglia,
i compagni e le compagne del 3° documento del PRC

 http://autoconvocati.altervista.org/?p=371






Costanzo Preve non è più tra noi 



 Luigi Tedeschi

La parabola umana di Costanzo Preve si è conclusa.
Tutti noi suoi amici sentiamo che una parte di noi stessi scompare. Quella parte di umanità nostra originaria, unica e personale che si è creata attraverso un rapporto intenso, coltivato per anni, in cui reciprocamente ci si riconosce, nei pensieri, nel modo di vivere, di vedere sé stessi, gli altri e il mondo che ci circonda, nella volontà di vivere il proprio tempo come una necessaria premessa per il futuro. Attraverso l’amicizia profonda si conosce l’altro e nello stesso tempo ognuno di noi scopre sé stesso. La nostra vita è breve, è un evento circoscritto entro limiti ben precisi. Ed è proprio questo senso del limite, connaturato alla natura umana, estraneo al mondo contemporaneo, ma profondamente radicato nella filosofia greca antica, che Costanzo ha sempre assunto come principio fondamentale del proprio pensiero filosofico, a costituire la necessaria premessa delle singole comunità storiche, che insieme costituiscono dei momenti storico – temporali della comunità umana universale. Il senso del limite comporta a sua volta la necessaria consapevolezza della morte, quale esito terminale della nostra esistenza. Ma il nichilismo della morte, è un momento dialettico che viene superato attraverso l’universalità del pensiero, dalla nostra capacità di conferire un senso alla nostra vita nella misura in cui il nostro essere singoli individui acquista la coscienza di essere partecipe di questa eterna universalità del pensiero.

Per Costanzo Preve la filosofia non era certo una mera elaborazione intellettuale, ma costituiva un principio etico cui ha conformato la sua stessa vita, un’etica sociale nella quale si riflette la natura dell’uomo, inteso come zoon politikòn, come fondamento comunitario ineliminabile della storia e della società. Il suo pensiero attraverso l’analisi della filosofia greca classica, unitamente all’idealismo di Fichte, Hegel e Marx, ha assunto la forma di resistenza estrema all’alienazione economicista della globalizzazione capitalista. Costanzo ha vissuto intensamente il nichilismo del nostro tempo, il suo pensiero ha inciso profondamente sulla analisi della genesi di una società decadente, la cui storia non è giunta al suo epilogo, perché l’uomo non può esaurirsi in una alienazione economicista globale, ma, tramite il pensiero di Costanzo Preve, potrà riscoprire gli opportuni punti di riferimento per il superamento della crisi di un capitalismo globalizzato ormai senza storia e senza sbocchi.
Costanzo Preve, col suo pensiero libero, coerente, di grande tensione etica, lascia una traccia profonda nel nostro tempo. Pochi ne sono capaci. Tutti oggi ci sentiamo più soli, ci mancherà il conforto del suo spirito critico, della sua ironia sferzante, del suo spirito critico, del dialogo serrato, costante, della sua umanità, della sua dedizione, della sua estrema sincerità e spontaneità, della sua disponibilità verso gli altri, al di là di ogni pregiudizio ideologico e/o politico.
Costanzo Preve ci lascia in eredità un patrimonio di cultura e pensiero critico, che si riassume in una concezione etico – politica che è fondamento indispensabile per il superamento di questo eterno presente capitalista. Costanzo Preve rimarrà sempre con noi, perché tramite il suo pensiero potremo scoprire nuovi orizzonti, tracce di tempi nuovi di cui non abbiamo ancora coscienza. Potremmo allora essere capaci di creare nuove utopie, necessarie a conferire senso alle nostre attuali vicende storiche, perché è proprio la condizione di uomini del nostro tempo ad esigere nuove prospettive ideali e politiche in cui riconoscere se stessi quali elementi coscienti e partecipi dei destini della futura umanità.
Costanzo, sarai sempre con noi, perché la tua opera costituirà per noi un impegno morale imprescindibile per continuare il percorso che tu ci hai indicato.
Costanzo, non finiremo mai di dirti grazie!
 

Il Preve proibito 

Andrea "Perno" Salutari

In quanto libera pratica culturale anticapitalistica il marxismo ovviamente è vivo, è stato vivo, sarà vivo e non potrà mai morire, almeno fino a quando non sarà sostituito da una sintesi complessiva più convincente. Ne siamo ancora lontani. Chiunque abbia un senso delle proporzioni ed una consapevolezza epistemologica sana sa perfettamente che una somma di critiche, anche convincenti e pertinenti, non fa ancora una teoria migliore. Chi scrive, ad esempio, ne è perfettamente consapevole, e per questo non si illude affatto di essere “oltre Marx”, ma ritiene semplicemente di trovarsi criticamente dentro la prospettiva aperta da Marx e non ancora veramente superata (Preve)


Il 23 novembre ci ha lasciato Costanzo Preve, un vuoto ha colpito i suoi sostenitori, i suoi amici e tutte le menti libere che ammiravano la sua intelligenza.
Nello stesso tempo i conservatori della sconfitta del comunismo, ossia l'attuale sinistra italiana, hanno tirato un grosso sospiro di sollievo. Un'incredibile mente che metteva a nudo la loro ottusità politica e incoerenza ha smesso di pulsare.

L’unificazione economica europea è stata un atto di irresponsabile avventurismo storico. E allora non intestardiamoci nell’errore. Facciamo un passo indietro, finché siamo ancora in tempo.  Un progetto politico, anche nobile, non può costituire una nazione. Ci vuole il consenso dal basso dei suoi cittadini (Preve)

Il filosofo Preve credo sia stato uno dei più lucidi pensatori italiani del nostro secolo, libero da dogmi, sempre controcorrente. La sinistra, sia quella di classe, sia quella rosata, da decenni ha compiuto un duro lavoro per emarginare Preve dai loro dibattiti, perché non potendo controbattere le sue criticità hanno optato per omettere le stesse, pensiamo ad esempio alle aggressioni contro la Jugoslavia o più recentemente la Libia.
In un mondo che viaggia a tinta unita ho sempre ammirato in Preve la sua forza di andare contro il pensiero unico del sistema, avendo il coraggio di demolire i dogmi di quel sempre meno passionale popolo che ripercorre il pensiero di Marx.
In un mondo piegato alla omologazione, il Preve pensiero era una sana boccata d'ossigeno


La sua epoca non l’ha capito, forse perché lui aveva profondamente capito la sua epoca. Le aveva dichiarato guerra. Aveva rinunciato all’adattamento e alla rassegnazione. Non ha mai smesso di combattere, né è passato armi e bagagli al disincantamento, alla rassegnazione e alla santificazione dell’esistente, come hanno fatto miseramente in troppi della sua generazione. È sempre rimasto legato al progetto marxiano di ringiovanimento del mondo e di perseguimento di un futuro meno indecente della miseria presente. Non ha mai rinnegato nulla ed è sempre rimasto all’altezza di se stesso. Non ha accettato compromessi, né scorciatoie. Ha sempre combattuto il presente per quello che è veramente, l’epoca della compiuta peccaminosità di fichtiana memoria. In lui il comunismo non è stato un momento magico quanto effimero della giovinezza, destinato a tradursi nella rassegnata accettazione del presente frammentato: si è, invece, sedimentato in “passione durevole”, in ricerca razionale di un altro fondamento possibile per il legame sociale dell’umanità. Così ha sempre anche inteso il “comunitarismo” (a cui ha dedicato le sue energie teoriche negli ultimi anni), come correzione democratica del comunismo.

 Vi è un’immagine in cui, più che in ogni altra, può essere compendiato l’atteggiamento filosofico e intellettuale di Costanzo: immaginate un immenso banco di pesci che nuotano compatti seguendo la corrente; immaginate, poi, un unico pesce che si avventura nella direzione opposta, controcorrente e in solitudine. Costanzo ha sempre nuotato così, controcorrente, seguendo non le mode del momento e le visioni di comodo, collaudate e funzionali al presente: si è sempre opposto al banco di pesci degli intellettuali organici allo status quo. E ha pagato sempre sulla propria pelle le conseguenze della propria dissonanza ragionata e del proprio spirito di scissione: offeso, calunniato, marginalizzato, ridicolizzato, non è mai stato affrontato sul suo terreno, cioè nell’arena della discussione filosofica e del logon didonai. Non cercava il successo, ma la verità; non il riconoscimento, ma un mondo più giusto. (Fusaro)


Aver conosciuto Costanzo Preve è stato un onore. Un pensatore lucido, libero da preconcetti, un vero studioso. Era geniale. Il grande rimpianto? Non aver realizzato nessuna iniziativa insieme. Avrei voluto, ma ci è stato proibito. Vivrà con i suoi infiniti scritti che forse oggi saranno maggiormente dibattuti.
Purtroppo l'ipocrisia dei comunisti italiani dilaga. In tutti i modi mi è stato impedito di creare qualsiasi iniziativa con Preve, tale iniziativa avrebbe avuto come conseguenza la mia possibile espulsione. La cosa non mi preoccupava perché anch'io mi ritengo un uomo libero.
Ho dovuto rinunciare per non compromettere tanti altri compagni che avrebbero pagato.
Ma pagare per cosa? Perché nei partiti comunisti e nella sinistra italiana era proibito condividere iniziative con Preve?
Oggi  persino Ferrero afferma che Preve era "un nostro compagno di strada".
Tanti compagni, troppo tardi, oggi iniziano a chiamarlo "Compagno Preve", compaiono articoli in suo onore ovunque, persino sul Manifesto e su Liberazione.
Fino ad oggi tutto era proibito, forse solo ora possiamo valorizzare quel grande filosofo che era Preve. Me lo auguro, meglio tardi che mai.
Ma non credo andrà così, le sue critiche sono troppo fondate per essere accettate in un dibattito nella sinistra italiana, quella sinistra sconfitta dalla storia.

Pensando a questa ipocrisia mi viene solo da dire ...
Non vorrei mai chinare la testa di fronte alla morte, desidero l'immortalità. Sia chiaro, non per un forte legame con questa vita che sa farsi odiare. Desidero l'immortalità perché detesto la patetica ipocrisia buonista che si riserva ai morti. Soffrirei nel leggere (da un ipotetico aldilà) troppe buone parole sul mio conto, parole che raramente da vivo mi saranno donate.

Vi linko questo blog http://costanzopreve.blogspot.it/ dedicato a Costanzo Preve ed alla sua continua ricerca di un comunismo comunitario come correzione del "comunismo storico novecentesco"

Sit tibi terra levis 

 http://patriadelribelle.blogspot.it/2013/11/il-preve-proibito.html

martedì 26 novembre 2013

Il marxismo in solitudine di un eretico

 La morte del filosofo Costanzo Preve, autore apprezzato in Europa per i suoi saggi sul pensiero critico


 Antonello Cresti 

 Nella notte tra il 22 e il 23 novembre si è spento il filosofo Costanzo Preve. Aveva 70 anni ed era malato da tempo. 

Preve, piemontese di nascita, dopo aver frequentato la Facoltà di Giurisprudenza ed essersi laureato in Scienze Politiche, incontra, frequentando corsi presso Atene e Parigi, quella che sarà la "passione durevole" della propria vita, ossia la filosofia.
È in questo stesso periodo che subisce la fascinazione del marxismo, metodo filosofico del quale, pure in senso critico, diventerà apprezzato interprete italiano. È in questo solco che si inserisce la sua militanza politica, prima nel Pci, poi in Lotta Continua ed infine in Democrazia Proletaria, movimento del quale sarà membro della direzione nazionale.
Sin qui il suo pare essere il tipico cursus honorum di un uomo di pensiero della sinistra radicale italiana, se non fosse che, con lo scioglimento di Democrazia Proletaria ed il cupio dissolvi del marxismo "storico", Preve compie la scelta che caratterizzerà realmente i tratti del suo pensiero filosofico; trovandosi di fronte a quello che egli definisce un "deserto" abbandonerà ogni forma di militanza attiva e tenterà attraverso un'intensissima attività teorica di individuare gli elementi per un nuovo pensiero rivoluzionario ed anticapitalistico, fuori dal comunismo inteso come fenomeno storico, ma sempre nel solco tracciato da Marx.

È quello che Marco Revelli, non senza qualche ironia, ebbe a definire "marxismo in solitudine", una definizione che Preve, pur nell'intenzione di svolgere un'opera di divulgazione e convincimento, dimostrò tuttavia di apprezzare, agendo sempre mosso da una volontà di critica radicale, assoluta, priva di qualsiasi forma di intendimento consolatorio. 
Fu questo sentirsi una sorta di paria del pensiero filosofico che gli consentì di raggiungere i risultati teorici più apprezzabili, ma anche di creare attorno a sé fraintendimenti o aperta ostilità: molti  non gli perdonarono la crescente discontinuità nei riguardi degli ambienti organizzati della sinistra, oppure la volontà di aperto confronto con tutti che lo portò anche ad intessere rapporti di dialogo culturale con personaggi provenienti dalla destra e, d'altronde, alcune sue recenti prese di posizione, concepite con l'intento di generare un effetto "doccia fredda", sono quantomeno controverse.

L'intellettuale piemontese però era così, un uomo rigoroso ed intransigente soprattutto verso se stesso, che concepiva la filosofia come un'etica e non come un'esibizione di pensiero e che non mirava a piacere ad ogni costo; questa sua immagine burbera viene comunque in qualche modo smentita dallo splendido rapporto che Preve ebbe con i suoi allievi (esercitò la professione di insegnante di storia e filosofia presso numerosi istituti torinesi) e che oggi lo ricordano con grande riconoscenza, tra di essi occorre ricordare Diego Fusaro, giovanissimo docente universitario e già apprezzato autore di saggi filosofico-economici oppure la giornalista Luisella Costamagna che ieri ne cambiava come di "un uomo che le ha cambiato la vita".
Il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, ha voluto commemorarlo riconoscendone la grande statura intellettuale.

L'instancabile attività teorica di Preve ha conosciuto forse il suo picco con il monumentale, recentissimo, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia (Petite Plaisance, 2013) vera summa "totale" di un tentativo di ripensamento critico della storia della filosofia.

L'importanza di Preve emerge chiaramente dalla considerazione che molti studiosi di filosofia di tutta Europa gli hanno tributato negli anni ed il suo lascito teorico è un tesoro ancora tutto da scoprire per chi voglia immaginare una nuova prassi anticapitalistica. Il suo volersi smarcare da ogni forma di identitarismo incapacitante, la sua denuncia degli Stati Uniti come "ideocrazia imperiale", l'idea di vivere nell'epoca di un "capitalismo assoluto" che utilizza forme comunicative simili alla religione per autoaffermarsi, sono riflessioni che meriterebbero il più vasto dibattito, un dibattito necessario e che speriamo non venga ulteriormente procrastinato.

  Il Manifesto